Bali è un’isola montuosa di origine vulcanica, la cui cima più alta è il monte Agung (3142 m), un vulcano che ha conosciuto lunghi periodi di inattività.
Con i suoi 5632 kmq di superficie e i suoi quasi 3 milioni di abitanti, Bali costituisce una delle 27 province di cui si compone la Repubblica Indonesiana. Bali ha da sempre costituito una sorte di ponte fra Asia e Australia che ne hanno influenzato fortemente l’evoluzione culturale. In particolar modo la vicinanza di Sumatra e Giava ha agevolato nei secoli il processo di “indianizzazione” dell’isola. Del X secolo sono i primi documenti che testimoniano l’esistenza di una dinastia regnante balinese politicamente dipendente da Giava. Fra il XV e il XVI secolo si registra una massiccia emigrazione di induisti che da Giava cercarono rifugio e asilo a Bali per sottrarsi all’imperioso diffondersi della religione islamica.
L’Olanda che già dal 1597 vantava propri insediamenti commerciali a Bali, dalla metà dell’Ottocento, prese pieno ed effettivo possesso dell’isola soffocando ogni forma di autonomia politica ed amministrativa. In seguito, Bali entrò a far parte dell’Indonesia pur mantenendo caratteristiche sociali, culturali e religiose marcatamente autonome. In Indonesia, infatti, la popolazione (circa 200 milioni di persone) professa nella stragrande maggioranza l’islamismo, diffusosi progressivamente a partire dal XIII secolo grazie alla massiccia ed influente presenza dei mercanti arabi che qui avevano importanti basi per i loro lucrosi commerci. Ancor oggi il 93% dei balinesi sono induisti.
Rimangono inoltre chiare tracce di quella che doveva rappresentare la religione più antica e primitiva di Bali, la animista, che predica il rispetto di tutte le cose e di tutte le creature perchè tutte indistintamente governate da un’entità spirituale o anima
Tradizionalmente i rapporti fra i fedeli delle diverse religioni sono improntati alla più pacifica tolleranza. Ne offre un chiaro esempio proprio la capitale di Bali, Denpasar, dove templi e luoghi sacri riconducibili alle varie fedi sorgono tranquillamente gli uni vicini agli altri. Non a caso Bali è nota anche come "Isola degli Dei" o "isola dei Mille Templi". Ma, inevitabilmente, è soprattutto l’induismo a caratterizzare le usanze e l’aspetto stesso dell’isola.
Quanto all’economia dell’isola, le maggiori fonti di reddito (e dunque i cardini del progressivo sviluppo di Bali), sono senza dubbio rappresentate dall’agricoltura, dall’artigianato e soprattutto dal turismo che, sviluppatosi a partire dai primi anni del XX secolo, ha conosciuto un significativo e costante incremento da quando, negli anni Sessanta, fu inaugurato l’aeroporto internazionale e, con esso, i primi grandi e confortevoli hotel, anch’essi concepiti per soddisfare le esigenze di una clientela internazionale.
Piu’ tradizionali risultano invece le risorse agricole. Il prodotto più importante è senza dubbio il riso, coltivato a Bali da più di un millennio e considerato un vero e proprio dono degli Dei, intorno a cui è fiorita tutta una serie di mitologiche leggende. Estesissime risaie, dominate da file di palme di cocco, occupano le pianure meridionali e i fianchi delle colline e delle montagne, inconfondibili per i caratteristici terrazzamenti che seguono le curve di livello.
Nelle regioni a clima secco, il mais e i tuberi tropicali prendono il posto del riso, non di rado affiancati dalla produzione di frutta e caffè. Ma nel complesso Bali è caratterizzata da una vegetazione folta e rigogliosa, e i suoi verdeggianti paesaggi, insieme all’incanto del suo mare, alle vestigia imponenti della sua storia, al fascino vivissimo delle sue suggestive tradizioni, e delle molteplici cerimonie rituali che costituiscono ancora oggi momenti importantissimi nella vita di ogni balinese, fanno di questa isola un luogo unico nel suo genere, straordinariamente affascinante e coinvolgente.